Auletta: il paese del carciofo bianco. Viaggio tra palazzi storici e produzioni di qualità.

I palazzi storici, le grotte, e i prodotti della terra sono solo alcuni degli elementi che meglio caratterizzano Auletta, piccolo comune della valle del Tanagro, il cui borgo, di origini medievali, domina su alberi di olivo e campi di carciofo, bagnati dalle acque del fiume Negro (meglio conosciuto come Tanagro).

Qui la vocazione agricola è ben radicata e si distingue per un ampio paniere di eccellenze locali che, oltre a primeggiare nelle ricette e sulle tavole di ogni aulettese, vengono esaltate e celebrate con eventi e percorsi a tema, organizzati nel corso dell’anno.

Dall’amore per il territorio, la sua storia e le sue risorse, sono nate, quindi, interessanti iniziative ed esperienze, imprenditoriali e socio-culturali, espressione di una comunità attiva, dinamica, attenta alle tradizioni ma sempre pronta a nuove sperimentazioni.

Una comunità che celebra le sue origini, esalta le sue vocazioni, e si rafforza, attraverso l’accoglienza e la convivialità.

Alla scoperta del borgo di Ottati tra risorse naturalistiche e culturali.

Ad Ottati, piccolo comune degli Alburni, alle pendici del Monte Panormo, arte, natura e storia si incontrano e si fondono dando vita a scorci e a scenari suggestivi.
La comunità locale è impegnata, da sempre, nel recupero, nella valorizzazione e nell’incentivazione alla fruizione turistica di queste risorse, consapevoli dell’importanza delle stesse quali fattori di resilienza e sviluppo del borgo e dell’intero territorio.
La presidente del Forum giovani Ottati, Barbara Marino, ed i gestori del Rifugio Panormo, Pietro Cappelli e sua madre Antonietta, raccontano per #comunitàresilienti le iniziative e le attività in corso, promosse e realizzate al fine di favorire il presidio e la conservazione del valore innato di questi luoghi, contribuendo, al tempo stesso, al miglioramento della qualità della vita di chi, tenacemente, non li abbandona.

Castelnuovo di Conza e i pionieri del cinema colombiano: i fratelli Di Domenico.

Castelnuovo di Conza, piccolo paese dell’Alta Valle del Sele, al confine tra le province di Avellino, Salerno e Potenza detiene, secondo l’ultimo rapporto Migrantes, il record di cittadini iscritti all’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, con una percentuale che supera il 400%.

Sin dal 1800 gli abitanti di Castelnuovo sono stati protagonisti di flussi migratori pionieristici, spinti da vocazioni commerciali, artistiche, artigianali che hanno consentito loro, attraverso viaggi ed avventure, di trovar fortuna ed esprimersi a pieno in terre e culture profondamente lontane.

Tra le esperienze più singolari e significative, si annovera quella del commercio di coralli con l’Africa e, a seguire, gli scambi e le rotte verso le Americhe prima, ed il resto d’Europa poi.

Da Castelnuovo, alla volta del Sud America, partirono anche i F.lli Di Domenico, testimoni di un’impresa che li ha consacrati nel panorama cinematografico colombiano, tanti da essere ricordati come i Lumierè del cinema sudamericano.

Per omaggiare questa singolare vicenda migratoria è stato realizzato, attraverso i fondi erogati dalla misura 7.5.1. del GAL I Sentieri del Buon Vivere un murales, situato alle porte del paese e raffigurante questi tre illustri personaggi.

Grazie al racconto di Tina Terralavoro, ripercorriamo parte di quei viaggi che hanno portato, in giro per il mondo, i sogni e le speranze di tanti Castelnuovesi.

Castelfranci: storie di vino e di resilienza.

Castelfranci, piccolo borgo dell’Irpinia, di origini medioevali, è terra di tradizioni, di memoria e di vino. Situato su un pendio collinare, lungo la riva del fiume Calore Irpino, l’intero territorio presenta, infatti, una spiccata vocazione vitivinicola che si traduce in vini DOC e DOCG di elevato valore.

Il paesaggio è dominato da vigneti, testimoni e custodi di eccellenze note in tutto il mondo. A prendersene cura e a guidarci in questo percorso, per #comunitàresilienti, troviamo Colli di Castelfranci, storica azienda vitivinicola locale.

Non solo una cantina, ma una realtà che sa di resilienza, guidata da giovani che credono nelle immense potenzialità del territorio e lavorano, spinti da una grande passione: continuare a produrre il vino nella loro terra d’origine.

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